Il presente
Il parco di Monte Claro è uno dei numerosi parchi e aree verdi di Cagliari, ha una superficie totale di circa
25 ettari e si estende tra la via Cadello e la via Saverio Mattei.
Ha tre ingressi, due in via Cadello, di cui uno è il principale con un grande cancello in stile barocco, l'altro, sempre in via
Cadello, immette in un ampio parcheggio gratuito dove poter lasciare l'auto tranquillamente.
La terza entrata è in via Saverio Mattei.
Tutto il parco è circondato da alte mura, ad eccezione della parte sud, dove si trova la Cittadella della Salute, separata
da prefabbricati d'installazione più recente.
Il parco si può dividere in due zone, una pianeggiante, più esterna e vicina alle mura e l'altra interna e centrale, collinare.
Nella prima parte troviamo ampi spazi verdi alberati, dotati di attrezzatura ludica per il divertimento
dei più piccoli, quali scivoli, altalene e spazi per giocare con la palla. Ai margini dei giochi vi sono le
panche con tavoli da pic-nic.
Vi è un edificio usato per piccole rappresentazioni teatrali dedicate più che altro ai bambini.
I viali sono lastricati e si prestano per fare lunghe e rilassanti passeggiate o anche dello jogging.
A destra dell'entrata principale di via Cadello, troviamo i servizi igenici
(servizi del tutto gratuiti).
Al centro c'è un laghetto artificiale dove sguazzano cigni bianchi, oche, anatre domestiche e selvatiche (Germano reale)
queste ultime scese giù attratte
dall'acqua, divenute, poi, stanziali. Inoltre nuotano tartarughe e ai bordi della vasca si vede anche qualche gabbiano, intorno bazzicano
cornacchie,
papagalli (Parrocchetto monaco) che volano liberamente per tutta l'ampiezza del parco.
Per non farci mancare nulla, sparsi nel parco troviamo qualche gallina e, qua e là, alcuni gatti abbandonati dai proprietari
ed assistiti dai volontari.
Di fronte al laghetto vi è un edificio utilizzato come sala multimediale per convegni e congressi.
Sempre nella prima parte, esternamente, vi è anche un'ampio spazio recintato diviso in due, uno dove possono correre liberalmente i cani di
piccola taglia e l'altro i cani più grossi. In entrambi gli spazi sono provvisti di sacchetti per la raccolta delle deiezioni degli animali.
Al di fuori di questi due recinti è vietato introdurre cani.
Ai confini del parco,
più esternamente, vi sono campi di calcio in erba
sintetica utilizzati da società sportive e una grande pista di pattinaggio.
La "Biblioteca Metropolitana Ragazzi" la troviamo a fianco e un po' al di sopra
della pista di pattinaggio. La biblioteca, così da come si evince dal nome, è dedicata ai più giovani di una fascia d'età che va dai 3 ai 17 anni.
Salendo verso la collina, nel mezzo, troviamo una piccola cappella in cui è allocata la statua di Santa Maria Chiara
(la foto qui sotto), benedetta dall'arcivescovo Mani nel 2005, frequentata e curata dai fedeli.
Santa Maria Chiara
Nella seconda parte, in cima alla collina, troviamo la biblioteca "Emilio Lussu" che, oltre a essere una
biblioteca, offre due ampie e lunghe sale poste su due piani progettate per essere utilizzate dagli studenti come
luoghi tranquilli per lo studio. Le sale sono climatizzate, con tavoli e sedie, prese elettriche per collegare i
computers, compresa la connessione gratuita ad internet.
biblioteca " E. Lussu"
La biblioteca è stata inaugurata il 26 aprile 2012 e aperta al pubblico nel giugno del 2014.
Sempre in cima alla collina vi è un grande spazio verde, qui vi sono molti alberi e arbusti tra cui: pini
d'Aleppo, vecchi cipressi, mandorli, cespugli di lentisco, piante di cappero e piante aromatiche di timo.
In mezzo a questo verde sono disposte varie attrezzature ginniche per adulti.
A fianco alla biblioteca " E. Lussu" c'era una volta un rosetto, che nel tempo non è stato più curato e,
a ricordo dell'antico splendore, sono rimaste solo due piante di rosa canina dai fiori profumati.
Il passato
Prima che diventasse parco cittadino, tutta l'area faceva parte del manicomio di Villa Clara, che era sotto la
giurisdizione della provincia di Cagliari. Questa aquistò l'immensa superfice nel 1986 per far fronte alla mancanza di posti letto
per i malati di mente nell'Ospedele Civile. Il manicomio aprì i cancelli nel 1900 per ospitare non più di 500 malati, ma col tempo,
si arrivò a contarne circa 2000.
Il direttore del manicomio aveva l'ufficio e vi abitava con tutta la famiglia nella villa che sta in cima al colle.
La legge Basaglia del 1978 decretò la fine di tutti i manicomi. Gli ultimi pazienti lasciarono la struttura,
nel marzo del 1998, senza peraltro trovare per loro una sistemazione alternativa.
La Provincia di Cagliari, ora Città
Metropolitana, decise che parte dei 47 ettari di superfice dell'ex manicomio diventasse area verde aperta al pubblico, appunto
il parco di Monte Claro.
Le alte mura che separavano il manicomio dal resto della città sono rimaste. Esse, oggi, isolano il parco
dal traffico caotico che passa lì vicino e, nel contempo, in parte, lo proteggono
dallo smog delle auto.
di Cagliari
La rimanente superfice dell'ex-manicomio, quella che si affaccia in via Romagna, costituita da numerosi padiglioni, dove prima
venivano ospitati gli ammalati di mente a seconda della loro gravità, sono stati convertiti in uffici e ambulatori
dell'azienda Sanitaria Locale(ASL) n. 8, tale area è chiamata Cittadella della Salute.
il manicomio di Villa Clara prese il nome dalla villa che sorgeva in cima al colle, l'attuale biblioteca, dato dall'ultimo proprietario
privato che la dedicò alla moglie Clara. Prima ancora, andando a ritroso, con altri proprietari, veniva chiamata villa Malvasia e villa Alessandri.
Tutta la vasta area era una tenuta agricola, la maggior parte adibita a vigne da cui si ricavavano vini
pregiati quali il cannonau, la malvasia e il monica, ma aveva anche parecchi alberi da frutta e vi si coltivavano anche gli ortaggi.
Quando sorse il manicomio nel 1900, le attività agricole non furono del tutto abbandonate, ma, bensì, usate come cura terapeutica per i malati,
la così detta "cura del lavoro", e nel contempo si sopperiva, con la commercilizzazione dei prodotti agricoli anche alle spese per mantenimento
dell'intera struttura.
Come tutti i manicomi d'allora, anche quello di Villa Clara non era ben visto dai cittadini,
infatti molti cagliaritani passando sotto le sue mura e alzando lo sguardo, dicevano: "chissai ita sutzeri a intru?"
(chissà cosa succede dentro?),
pensando a come potevano essere trattati quei poveri malati di mente o presunti tali che venivano consegnati o, è più
appropriato dire, "scaricati" dai parenti e lì molto spesso dimenticati.
Il nome di Monte Claro fu dato in seguito alla richiesta d'insediamento di monaci citercensi dell'ordine dei benedettini, nel XXII secolo,
da parte del sovrano del giudicato di Cagliari, di fondare un monastero concedendo loro l'area alle pendici del colle.
I monaci in seguito costruirono anche una chieseta dedicata a Santa Maria Chiara che diede il nome al colle, che sotto gli aragonesi prese
il nome Claro.
Nel tempo, per varie vicissitudine il monastero fu abbandonato, rimase solo un romitorio e
la chiesetta dedicata alla Madonna, che in seguito fu sconsacrata, dopo che avvenne una rissa tra cagliaritani e pirresi
durante una funzione religiosa dedicata alla Madonna, per motivi, pare, di appropriazione del simulacro di Santa Maria Chiara.
Il simulacro ligneo oggi è custodito presso la chiesa di San Pietro Apostolo a Pirri. La leggenda dice che tale decisione di conservare il
simulacro a Pirri e non a Cagliari fu decisa
quando il simulacro fu caricato in un carro guidato solo da due buoi, uno di Pirri e l'altro di Cagliari ed il carro si diresse
con decisione verso Pirri. Con il tempo la chiesetta diventò un rudere e venne inglobata in altre costruzioni più recenti.
La preistoria
Il colle e vicinanze in antichità fu luogo di insediamenti preistorici, infatti quando si decise di iniziare gli scavi nel 1962, dopo i primi ritrovamenti casuali di reperti nel 1905 a seguito di lavori di sbancamento, vennero messe alla luce numerose tombe e oggetti appartenuti a popoli vissuti nell'eta del rame nel periodo Eneolitico II, tra il 2700 e il 2200 a.C.. Tale reperti sono oggi conservati presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, in piazza Arsenale 1.
Da notare che tale ritrovamenti sono stati rivenuti sul colle, ciò avvalora la teoria di come gli isolani preistorici preferivano insidiarsi in promontori per poter controllare i loro territori difendendoli da eventuali invasori, per cui allocavano postazioni-vedette su in cima ai promontori. Queste postazioni, costruite con massi, praticamente sarebbero stati i primi protonuraghi non molto grandi dove le vedette si appostavano e da lì controllavano tutta la vasta piana. Tali costruzioni non sono state rivenute forse perchè le stesse pietre nei secoli e sino a poco tempo fa sono state riutilizzate per fare rincizioni o costruzioni oppure sono ancora sepolte, ma a riprova di tale teoria è rimasto un pozzo di probabile costruzione nuragica ritrovato nella parte mediana del colle.
La civiltà di Monte Claro (ha preso il nome dal colle in cui sono avvenuti i primi ritrovamenti) era diffusa soprattutto nella parte
meridionale dell'isola: nelle zone di Cagliari e dintorni, intorno al rio Mannu,
nel Sulcis, poi nella parte centrale-occidentale dell'isola, sino a trovare qualcosa nel settentrione vicino a Sassari.
Oggetti tipici di questa civiltà sono stati trovati anche nel nord-ovest della Sicilia, lasciando supporre
a qualche tipo di scambio tra popoli o a migrazioni da un'isola all'altra.
La Cultura di Monte Claro è antecedente alla civiltà nuragica che ebbe inizio intorno al 1800 a.C.
Nel 2013 è stata ritrovata anche una tomba punica del V - IV secolo a.C. di un uomo ed una donna inumati, con sè portavano come corredo
funerario tre brocche di cui due decorate e cinque anfore a forma di siluro rovesciate.
Nell'immagine qui a fianco, il simbolo del parco di Monte Claro che riprende il disegno in basso rilievo
del fondo di una ciottola in terracotta trovata casualmente sul colle nel 1905 in una tomba ipogea.