Teoria sulla nascita dei nuraghi e metodo di costruzione degli stessi.
Come nascono i nuraghi
I nuraghi, secondo gli studiosi, sarebbero nati intorno al 1800 a.C., ma sicuramente, prima che venissero costruiti dei veri nuraghi,
l'avvicinamento a tali costruzioni è avvenuto in modo graduale.
I primi "pseudo-nuraghi" sono apparsi molto prima di tale data e la forma non era conica, ma all'inizio era più che altro un ammasso
di pietre con delle cavità per appostarsi all'interno.
Parliamo dell'età della pietra e del rame, nel neolitico ed eneolitico, parliamo di preistoria, quando le società erano costituite da gruppi di persone, per
lo più legate da parentela, che formavano tribù che non superavano il centinaio di individui. Questi gruppi vivevano su territori
molto ampi, che fornivano loro il sostentamento.
Vivevano sicuramente di caccia, di pesca ed in seguito anche di allevamento ed agricoltura.
Per questo motivo, erano profondamente legati al territorio, che garantiva loro sicurezza e le risorse per sopravvivere.
Anche i componenti delle tribù vicine erano considerati degli stranieri, dei rivali e dei potenziali invasori. C'era la
necessità di
controllare il territorio e difenderlo da eventuali furti di bestiame o di derrate o, peggio ancora, da incendi ed invasioni.
Era gente abituata ai contrasti fisici, armata di archi e lance che utilizzavano per la caccia, ma alla bisogna le stesse armi
potevano essere usate contro le tribù rivali utilizzando anche asce e pugnali rudimentali fatti di pietra di selce od ossidiana
molto affilate, oltre che usare sassi da scagliare contro.
Con l'esperienza impararono che per controllare meglio il territorio era necessario porsi in postazioni elevate, ciò dava loro dei
notevoli vantaggi, poiché lo sguardo spaziava lontano coprendo un vasto territorio e da lì poter valutare la situazione e decidere
se intervenire con le buone o con maniere più forti contro i malintenzionati.
Perciò, era strategico per la comunità avere un territorio con delle alture dove poter costruire delle postazioni che dessero
la possibilità alle vedette-guerriere di potersi riparare e controllare gli individui appartenenti alla propria tribù che lavoravano nei
campi che non venissero attaccati dai vicini rivali.
Vista la loro notevole importanza per la sopravvivenza del clan si iniziò a costruire dei rifugi più grandi e
più complessi anche se ancora rudimentali, composti internamente da camere che dessero agli occupanti-guardiani la possibilità di
custodire le armi
ed avere anche dei giacigli, visto la durata del tempo che dovevano stare, oltre che avere delle provviste. Si arriva così al
proto-nuraghe detto anche nuraghe a corridoio, dalla forma di barca rovesciata in cui in cima vi era una terrazza ampia. La costruzione
era alta al massimo una decina di metri, in tutta la Sardegna se ne sono contati circa 300.
In seguito, vengono costruiti i nuraghi a torre o tholos a forma di cono, più alti dei precedenti, oltre anche i 20 metri.
La preferenza al tholos anziché a quello a corridoio era dovuto sicuramente alla forma circolare della base che occupava
minor spazio e si poteva allocare anche in promontori dove in cima vi era poca superficie, poi anche per il profilo in quanto la forma
a cono del nuraghe si confondeva meglio con la forma altrettanto conica del promontorio e, da ultimo, ma non meno importante,
in alto il nuraghe aveva una superfice minima, meglio camuffabile alla vista del nemico o eventualmente anche meglio difendibile.
Questi guerrieri-pastori si alternavano nel ruolo di sentinella, perché ognuno di loro doveva anche accudire il proprio bestiame e
dedicarsi alla coltivazione.
Doveva essere un periodo turbolento in cui si alternavano momenti di pace.
Il materiale che certamente non mancava nell'isola era la pietra, e così si cominciò a costruire delle postazioni stabili poste sulle
alture.
Naturalmente, ogni tribù o clan aveva un proprio territorio da difendere e le postazioni sui promontori si diffusero di conseguenza.
Come e con che cosa vennero costruite queste postazioni? All'inizio erano cumuli di massi non tanto grandi e pesanti,
ma la cosa importante era che non doveva essere notato dall'esterno anche se il nemico sarebbe passato lì vicino;
pertanto, queste piccole postazioni venivano ricoperte di terra e veniva fatta crescere la vegetazione sopra e intorno in modo
che sembrassero dei dislivelli del tutto naturali.
Logicamente vista l'efficacia con cui si poteva controllare un vasto territorio senza peraltro essere visti, questo tipo di costruzione ebbe
un gran successo tra gli indigeni. Le postazioni dovevano passare inosservate non dare nell'occhio e i luoghi erano segreti per non essere
presi di mira dagli avversari e di conseguenza essere attaccati.
Si cominciò a costruire i veri nuraghi, costruzioni più grandi che potessero ospitare più guerrieri, più adatte in caso si dovesse affrontare
una minaccia più grossa.
I primi erano costruiti grezzamente, cioè i massi megalitici non venivano lavorati, ma posti con una certa tecnica uno sopra l'altro.
La terra poi ricopriva la costruzione, pertanto, il nuraghe che vediamo noi oggi privo di terra è solo lo scheletro dell'intera struttura.
Non erano postazioni difensive, ma più che altro erano postazioni offensive. Infatti, permetteva agli occupanti di valutare la forza del
nemico, studiarlo e decidere la tattica di come contrastarlo, se era il caso di affrontarlo in campo aperto oppure fare delle sortite,
fatte anche di notte, e sorprenderlo avendo in tal caso maggiore possibilità di vincere. Nel caso che il nemico fosse stato notevolmente
superiore, potevano comunque recargli dei danni e ritirarsi scalando su per il promontorio e, calandosi dentro il nuraghe, sparire nel nulla.
Più grande era la comunità e, di conseguenza, immaginiamo, che anche il territorio fosse più grande, pertanto, c'era la necessità di avere
più di un nuraghe.
Tra loro i nuraghi, soprattutto quelli appartenenti alla stessa comunità, dovevano intravedersi, affinché le vedette, appostate,
potessero comunicare tra loro segnalando anticipatamente eventuali pericoli alla postazione più vicina, così altrettanto avrebbe fatto
la vedetta che avesse ricevuto il messaggio con la vedetta che stava nel nuraghe più prossimo.
Praticamente, il complesso dei nuraghi, costituiva anche una sorta di rete telefonica arcaica.
Ma come venivano costruiti questi nuraghi, visto la grande difficoltà, per i mezzi di allora, di trasportare questi massi megalitici e
sistemarli l'uno sopra l'altro con una certa precisione?
Come venivano costruiti i Nuraghi
Scelto il luogo in cui sarebbe dovuto sorgere il nuraghe si decideva di quanto dovesse essere grande, in base a ciò, veniva
decisa l'ampiezza della circonferenza nella quale sarebbero stati posti i primi massi megalitici.
Ora viene da pensare: posta la prima fila di massi, successivamente, usando qualche tipo di gru arcaica, sarebbero stati
aggiunti, sopra, quelli della seconda fila, poi quelli della terza, la quarta e così via, sino a completare il nuraghe.
No, era tecnicamente molto più semplice. La posa dei massi fila per fila verticalmente era accompagnata dalla terra all'esterno della costruzione,
cioè, si livellava esternamente con terra a man mano che il nuraghe saliva in altezza.
Erano costruzioni di forma coniche, appositamente volute così perché era la forma geometrica solida, che innalzandosi in altezza,
poteva maggiormente reggere la pressione delle varie tonnellate di terra che spingevano dall'esterno verso l'interno il nuraghe,
mentre le pareti circolari, in parte, nello stesso tempo l'alleggerivano di tale pressione, poi la spinta sui massi posti
l'uno contro l'altro rendevano compatta l'intera struttura.
Pertanto, sul nuraghe agivano due forze: 1) la pressione che spingeva sulle pareti e 2) la forza di gravità sui massi megalitici posti
soprattutto alla base che bloccava la struttura rendendola stabile e non soggetta a spostamenti.
Poi logicamente più si andava in alto, essendoci meno terra che copriva il nuraghe,
i massi erano progressivamente di dimensioni minori, per cui alla fine gli ultimi massi erano trasportabili anche a mano.
In seguito, il tutto veniva nascosto da arbusti fatti crescere ai fianchi e sopra la terra che copriva il nuraghe al fine
di dare una parvenza naturale al tutto, così da non destare alcun sospetto a degli eventuali nemici che avanzavano e che alla
loro vista appariva un promontorio disabitato. Praticamente erano appostamenti posti in alto dove a loro interno vi stavano
guerrieri armati, pronti ad intervenire e non visibili al nemico, il che dava loro un enorme vantaggio, il vantaggio della
sorpresa.
Le scoperte che oggi vengono fatte di nuovi nuraghi che sono ricoperti di terra e la si toglie affinché rimanga nuda la struttura lapidea,
non si fa altro che mutilare la struttura stessa, perché la terra esterna è parte del nuraghe.
Tecnica usata per la costruzione del Nuraghe
Prima che venisse costruito il nuraghe si cercava il luogo in cui sarebbe dovuto ereggersi.
Si cercava un territorio più che
altro posto in una posizione elevata e che in cima avesse una terrazza abbastanza vasta da contenere il nuraghe, se fosse stato
necessario si sarebbe spianata la cima affinché i massi basali stessero tutti su uno stesso piano.
Già prima di iniziare i lavori si faceva una sorta di
progetto. Si considerava di quanto dovesse essere grande la struttura, quindi in base a ciò si calcolava
la circonferenza, essendo circolare si indicava il centro, poi con una corda
che fungeva da raggio, dal centro si disegnava il cerchio.
Si cercava anche se tramite scavi vi fosse acqua creando dei pozzi, ma c’è da dire non tutti i nuraghi avevano un pozzo.
Altro problema era reperire i grossi massi soprattutto quelli basali perché dalla base partivano i più grossi e a man mano
che si saliva diminuivano di grandezza, ponendoli sempre in circolo con una piccola rientranza interna affinché
prendesse la forma di un cono. Per misurare l'inclinazione sicuramente avevano un attrezzo tipo una squadra fatta da due assi che
formassero un angolo leggermente ottuso, tale attrezzo veniva usato spesso ogni volta che si posava un masso sopra l'altro.
Logicamente i massi basali erano quelli più difficili da reperire, ma se c’è una cosa che abbondava e
abbonda in Sardegna sono le rocce basaltiche di origine vulcanica. Infatti, la Sardegna è stata una terra di vulcani attivi, ora spenti,
nell'era terziaria, si parla di milioni di anni fa. Se ne sono contati, da uno studio dell'Università di Cagliari, 32,
mappati
dalla Regione Sardegna.
Si preferivano i massi basaltici per la resistenza, anziché granitici, troppo duri, difficile da lavorare,
o di tuffo e calcare troppo friabili.
Altro problema era trasportare questi massi megalitici, io penso che usassero il metodo
dello scivolamento su rulli ricavati dai tronchi rotondi lunghi e dritti dove i massi venivano appoggiati e trascinati con l’aiuto
dei buoi. Mettendo una ventina di
quei tronchi in orizzontale a terra uno vicino all’altro e poi sopra ponevano il masso megalitico, legato con qualche corda bella
robusta e
dall’altro capo i buoi, una copia o anche più e il macigno scivolava in avanti. Man mano che si avanzava l’ultimo tronco che si
liberava si portava avanti in modo che il percorso se pur lento potesse essere continuo, fino ad arrivare a destinazione, una volta
arrivati si poneva il macigno dove era stabilito, poi successivamente gli altri fino a chiudere il cerchio,
lasciando lo spazio dove vi sarebbe stato l’ingresso del
nuraghe.
Fin qui abbastanza immaginabile e anche semplice poter pensare come venissero trasportati questi enormi massi, ma la parte più
difficile è
come riuscire a metterli uno sopra l'altro sino a formare una struttura conica, ma andiamo avanti e vediamo la tecnica che
usavano per riuscirci.
Terminata di posizionare la prima fila basale, il dislivello che si creava tra il terreno e i massi veniva riempito di terra.
Lo scopo era quello di livellare il tutto affinché si potesse trasportare o, meglio dire, trascinare gli ulteriori macigni
per porre la seconda fila, ovviamente la terra veniva messa esternamente e non internamente proprio perché
internamente doveva restare vuoto e libero.
Il dislivello che si creava veniva nuovamente livellato con ulteriore terra formando un’altra dolce inclinazione per poter,
successivamente, trasportare i massi della terza fila, così con la quarta. Dopo la quarta fila veniva posta un masso gigantesco
e lungo che faceva da architrave all'ingresso, ovviamente il vuoto dell'ingresso, prima che venisse posta l'architrave,
veniva anch’esso riempito di terra, per poter trascinare e appoggiarla facilmente. La terra esternamente continuava ad essere
lasciata e veniva incrementata d'altra terra, facendo attenzione sempre, però, dove fosse l’ingresso, perché alla fine
sarebbe stata rimossa, lasciando libero il passaggio.
Posta l'architrave e partendo da essa si procedeva a terminare la quinta fila di massi chiudendo la circonferenza
e si poneva altra terra per livellare il gradino che si formava.
Si iniziava la sesta fila di massi ponendo sopra all'architrave due massi inclinati e appoggiati tra loro affinché venisse lasciata
al centro una apertura per poter far entrare la luce dall'esterno verso l'interno, in modo che, una volta finito il nuraghe,
i guerrieri, che stavano dentro al buio, potessero capire dove fosse l'ingresso del nuraghe per poter, in caso di pericolo, smuovere la terra velocemente e poter
uscire. La finestrella non solo indicava agli occupanti dove stesse l'ingresso, ma poiché l'apertura era situata sempre,
di qualsiasi nuraghe, a sud-est, faceva funzione di bussola, poiché gli occupanti
sapevano anche nell'oscurità la loro posizione rispetto all'esterno.
Tale costruzione che si stava erigendo, pur passando lì vicino non si capiva cosa si stesse costruendo, poiché i massi erano ricoperti
da terra, ma si vedeva
solo un promontorio che, come per magia, cresceva a poco a poco. Bisognava andare all'interno del fosso per ammirarne la fattezza della
costruzione.
Le pareti sin qui si ergevano di solito in modo verticale, almeno sino all'architrave, poi prendevano una certa inclinatura.
Il lavoro doveva procedere così sino alla fine, fino a quando non si arrivava al così detto più volte da studiosi al falso arco,
il fatto è che il falso arco era voluto perché doveva rimanere aperto e costituire il secondo ingresso che doveva esser stretto
affinché ci potesse passare una persona o al massimo due alla volta, insomma era un buco nella terra.
Prima che il nuraghe venisse terminato sino in cima, si costruiva nel frattempo anche dall'interno, entrando, ovviamente,
per l'ingresso principale posto alla base del nuraghe. Venivano costruite scale in pietra oppure in legno dove ai lati venivano
create delle camere e delle rientranze nelle quali sarebbero state custodite ed allocate le armi, viveri e tutto ciò che
poteva servire per soggiornavi per alcuni giorni, nel qual caso la permanenza all'interno dovesse durare più del previsto.
Per questo motivo molti nuraghi erano forniti di pozzi, proprio per sopperire ad una permanenza un po' più prolungata
oltre che aver a portata di mano acqua per potersi dissetare.
Il nuraghe veniva in alcuni punti rinforzato dall'interno con cumuli di pietre di dimensioni minori rispetto ai macigni,
per contrastava la pressione esercitata dal peso della terra esterna, ne è a riprova il nuraghe
di Barumini dove vi sono ammucchiate pietre in certi punti delle
pareti che sembrano che spingano verso l'esterno.
Altra particolarità l'ingresso era posto, di un qualsiasi nuraghe, sempre a sud-est, il motivo era per sfuggire al fuoco che
come oggi e come
anche allora il maestrale tirava forte da nord-ovest e soprattutto d'estate era facile che le campagne prendessero fuoco; pertanto,
l'ingresso andava posto nel punto opposto, affinché in caso di incendio,
il fuoco e il fumo non potesse entrare nel nuraghe, ma venisse spazzato via oltre dal vento.
L’ingresso alla base del nuraghe, non sempre era aperto, ma veniva coperto dalla terra quando vi erano invasioni di popoli
venuti dal mare con l’intento di sottomettere la popolazione locale, affinché non venisse scoperto il nascondiglio. Veniva coperto
di terra e non da massi perché facilmente rimovibile.
Altre aperture o feritorie venivano lasciate aperte nella parte alta durante la costruzione del nuraghe, esse servivano più che altro a
far circolare l’aria in quanto il nuraghe ricoperto da terra era praticamente
isolato termicamente, ma non circolando l'aria era soggetto ad emanazione di gas tossici che potevano provenire
dalla base del nuraghe. Le aperture erano larghe all’interno e
man mano si restringevano verso l’esterno
dando l‘impressione, alle persone che passavano all’esterno del nuraghe, che fossero delle tane di piccoli roditori
o di conigli, in più, queste feritorie, potevano servire
all'interno ad incastrarvi travi a sostegno di soppalchi di legno.
Bisogna dire che in tutta la Sardegna tra il 1700 e 1000 a. c. si costruirono 7000 mila nuraghi alcuni molto vicini tra loro, facendo
del territorio sardo per il forestiero un territorio abbastanza insidioso e pericoloso.
La fine del Nuraghe
Diciamo che l'inizio della fine del nuraghe, iniziò con i fenici, non perché, i fenici fossero dei conquistatori
che costrinsero il popolo sardo
a soccombere, ma proprio l'opposto, essendo dei mercanti e abili navigatori e più che altro venivano in pace e per l'utilità del loro
commercio, il popolo sardo abbassò la guardia non considerando più il forestiero qualcosa di estraneo,
qualcosa da combattere, ma piuttosto da implementare culturalmente nella società.
Ciò fece abbassare la guardia, concedendo a questi popoli porzioni di coste dove il sardo e il fenicio potevano condividere pacificamente, anzi
traendone da loro nuove tecniche nel lavorare le ceramiche e un po' tutto il resto.
Ciò aprì la strada ai veri invasori che furono i punici, provenienti da Cartagine, che con la forza, piegarono una parte del popolo
sardo, conquistando terreni ricchi di minerali preziosi quali il rame.
Ormai il segreto del nuraghe quale fortezza invisibile, non era più un segreto e se pur in quegli anni la loro funzione veniva assolta
comunque, ma man mano che i punici ne scoprivano qualcuno, costringevano la popolazione sarda a scavare per rendere a nudo il nuraghe,
affinché potesse essere visto da lontano e, facendo così, non potendo più essere per loro un pericolo. Pertanto, il nuraghe nudo
veniva abbandonato non più atto a servire alle funzioni di fortezza invisibile.
Il colpo finale lo diedero i Romani che conquistando tutta l'isola, tranne la Barbagia per il terreno impervio e impenetrabile,
usarono persino i cani che con il loro olfato e addestrati all'inseguimento del nemico, scovarono il guerriero sardo
che si nascondeva dentro il nuraghe.
Il nuraghe stesso a sua volta, non possiamo dire che veniva distrutto perché era impossibile buttarlo giù, ma veniva messo a nudo
costringendo i locali, resi schiavi, a scavare togliendo la terra che lo ricopriva e, pertanto, non più utilizzabile.
I nuraghi vennero abbandonati non avendo più quella funzione per cui furono costruiti, cioè di torri invisibili.
La civiltà nuragica dopo tanti millenni di libertà e potenza nella loro terra e nel loro mare, veniva cancellata e
a poco a poco dimenticata, solo rimangono
queste imponenti
costruzioni di massi megalitici resi nudi a dirci che esisteva un popolo libero e temuto in tutta l'area
mediterranea e che era all'avanguardia in quei tempi per civiltà e cultura.
teoria di Giuseppe Mastropaolo - Cagliari
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